giovedì 2 luglio 2009

Aspects of an Undetermined Life

Aspetti della mia vita ignoti ai più.
E immagino che se sono ignoti, ci deve essere sicuramente un’ottima ragione.
Ci sono aspetti estemporanei, tipo che stasera la luna ha un lampione accanto. Intendo proprio accanto, alla stessa altezza esatta. Sopra gli alberi, si tengono compagnia, o magari si stanno sul culo vicendevolmente. Stasera sono in vena romantico riflessiva e sulla cosa potrei scriverci una storia, alla Saint Exupéry. Ma poiché ritengo che cosa sia blasfema preferisco parlarvi d’altro. (ah, sulla mia scelta stilistica di iniziare le frase con una congiunzione, una parentesi o con qualsiasi cosa mi vada dopo il punto ho già parlato, ve ne ricordate vero?).
Tipo il fatto che un’anatra morta si sta decomponendo da mesi di fronte alla mia finestra.
E non posso farci nulla. È lì, urla il suo memento mori in maniera più allegra di quanto fece savonarola. È apparsa un giorno immobile sul biancore del tetto dei garage, 4 o 5 metri oltre la portata della mia mano. Senza farsi notare ha attirato la mia attenzione e i miei vacui e ritorti pensieri mattutini. Se ne sta li, semplicemente, per i fatti suoi. Se non altro ha smesso di puzzare. Però si decompone inesorabile.
All’inizio la guardavo e pensavo a come toglierla di li. Poi ho smesso di pensare a toglierla, ho iniziato ad osservarla. Ad aprile le penne si sollevavano quando soffiava il vento, come un ciuffo ribelle sulla fronte di un ragazzino che corre (ancora quelle dannate foto. Devo smetterla di pensarci!). poi ha iniziato a ripiegarsi su se stessa, come un pallone da calcio di plastica che si sgonfia piano piano. Le penne non si alzano più, immagino che siano incollate ben benino da qualsiasi cosa stia imputridendo la sotto.
Non so cosa le sia preso per decidere di morire davanti alla mia finestra. Effettivamente se io fossi un’anatra non so dove mi piacerebbe morire (probabilmente alle anatre non piace morire in generale, ma tant’è…). Se fosse rimasta a morire sul fiume sarebbe affondata, magari avrebbe assistito impotente al rush finale tra la morte che l’ha colta e l’annegamento, stupendosi in ultimo del vincitore (l’annegamento probably). Se fosse morta sui sassi sarebbe stata semplicemente lavata via dalla pioggia che ingrossa periodicamente il fiume. Se fosse morta dalla parte di qua o di la della riva, ci avrebbero pensato i gatti. Non il gatto mucca, troppo fifone, né il certosino ficcanaso, troppo preso di se per abbassarsi a mangiare un cadavere anche se di anatra. Probabilmente l’onore sarebbe toccato al timido e modesto tigrato, il mio preferito, che ha l’aria di fare quello che gli pare stupendosi poi di averlo fatto.
Se fosse morta sul muretto ci avrebbe pensato la mia vicina impicciona (non a mangiarla idioti, a spazzarla via). Invece scegliendo di morire davanti alla mia finestra si è consegnata alla durevole memoria umana. Si sta decomponendo al sole, alla pioggia, al vento, lontana dai predatori, dai vermi, dagli scarafaggi, dai ragazzini rompicoglioni, dalle vicine, dai padri di famiglia zelanti (effettivamente l’idea di avere un’anatra morta condominiale deve contrastare alquanto con la loro idea di decoro). È un anatra rivoluzionaria, si sta decomponendo ed in culo a tutti. Non so quanto impiegherò a dimenticare l’anatra morta. Un anno o forse dieci (ehm… dimenticavo, non ci arriverò tanto in la’…). Magari anche chi legge la storia dell’Anatrachesidecomponeva la ricorderà, per un po’, almeno.

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