I Ching
L’irrequietezza è sempre stata parte di me. E mi impedisce il sonno.Così capita che nel cuore della
notte io faccia cose strane. Che poi alla luce dell’alba mi lasciano pensieri
scomposti, come presagi di cui riesco appena a sfiorare la comprensione e di
cui conservo sensazioni invece che memorie. Come quando sogni e, da sveglio,
non riesci più ad afferrarne il ricordo compiuto, ma solo la sua malinconica
essenza.
In questi giorni mi sto isolando
molto, come sempre succede quando mi preparo per un viaggio impegnativo. Passo lunghissime
ore in sella ad allenarmi. Uscite di 6-7 o persino otto ore per percorsi che
sembrano non finire mai, come le ore torride tra la tarda mattina ed il primo
pomeriggio, prima che si alzi il vento della sera.
Non dovrei essere così
preoccupato, spaventato, di partire. In fondo ho fatto moltissimi viaggi
difficili. Questo mi spaventa più di altri. Per le sensazioni che mi stringono al
petto. Mi pare di soffocare.
Così, ieri notte, solo alla mia
scrivania, ho consultato gli antichi oracoli cinesi. Cosa che non facevo da
anni. Ponendo al Libro dei Mutamenti, l’ I-Ching, la domanda che mi perseguita
da settimane: “come devo affrontare questo viaggio? Andrà bene? Tornerò?”
Per consultare il libro dei
mutamenti sono necessarie tre cose: un libro vecchio di tremila anni, 3 antiche
monete cinesi in bronzo e l’animo travagliato di chi è ad un bivio.
Il libro lo pubblica Adelphi. Lo possiedo
da anni. L’edizione corrente costa solo € 18.00. Se siete portati per la
filosofia orientale, prendetelo. Vi cambierà la vita. O magari vi annoierà a
morte. Ma ne vale la pena, costa comunque meno di un aperitivo fuori.
Ho anche le monete antiche. Il perché
io abbia in casa monete cinesi che hanno più di mille anni è tutta una storia a
sé, che oggi non racconterò, ma fa parte di quelle cose che di solito fanno
scuotere la testa con rassegnazione ai miei amici.
Di domande ne ho d’avanzo per due
vite. Quindi ho tutto l’occorrente per porre le mie domande all’oracolo.
Per consultare il libro dei
mutamenti occorre comporre un esagramma, lanciando le monete in aria 6 volte e
componendone i risultati in linee continue o spezzate.
Disegno i due trigrammi, quello inferiore
è K’un, la terra, quello superiore Kén, il monte, l’arresto. Compongo l’esagramma
ed è l’esagramma 23: Po – La frantumazione.
Leggo le antiche terzine della
sentenza e sento i brividi scendermi lungo la schiena. Un cazzotto allo stomaco
sarebbe stato meno violento. La sentenza recita: La frantumazione. Non è
propizio andare in alcun luogo. La mutazione continua: il letto va in
frantumi dalle gambe. I perseveranti vengono annientati. Sciagura.
Passo le ore successive a leggere
ogni singola interpretazione di queste linee ed ognuna di esse mi porta solo
sconforto.
Finché poco prima dell’alba, mi
accorgo di aver sbagliato. Ho interpretato male il trigramma superiore. Una linea
spezzata era invece continua. Non Kén ma Sun. Non l’Arresto ma il Vento. Non Po
la Frantumazione ma Kuan, la Contemplazione. Mi sembra di sentire il vecchio Li
Wei che ride tirandosi la lunga barba bianca e prendendosi gioco di me e della
notte di sonno persa. Ho passato notti migliori. Ma anche peggiori.