giovedì 9 dicembre 2010

Schroedinger’s Broken Things


Ho provato davvero a riaggiustare le cose che si sono rotte dentro di me, e sono molte, ma non ci sono riuscito.

Ma la verità è che in questi ultimi mesi gli unici momenti in cui sono stato veramente bene sono stati quando picchiavo un deficiente mezzasega e mentre cercavo di far capire ai miei due migliori amici che il mondo come lo conoscevamo noi, è finito e non tornerà più. le cose tra noi sono cambiate e non sarà Londra mai più. sono io ad essere cambiato, me ne sono accorto in quel momento. E mentre declinavo l’invito alla cena di natale, al capodanno all’estero e a tutto il resto che ancora mi avrebbe aspettato, l’ho capito.

In quei momenti stavo bene perché, mentre si compiono i gesti inevitabili, si sta sempre bene con se stessi. È la semplice consapevolezza che non c’è altro che puoi fare più. Tutto quello che poteva essere fatto è stato fatto e quello che non è stato fatto, è troppo tardi, non lo puoi più fare, dire, pensare, provare urlare ecc. ecc.

La migliore definizione di questo astruso concetto l’ho scoperto in un libro. Un libro di fisica per la precisione. Infatti un tizio, di nome Schroedinger, per illustrare una teoria di fisica quantistica, ideò questo simpatico esperimento: per dimostrare come, nella fisica quantistica appunto, le particelle sub atomiche di un atomo decadono o meno secondo lo stesso identico meccanismo e nello stesso identico istante, coesistendo di fatto sia come decadute che come integre, Schroedinger propose di prendere un gatto, chiuderlo in una scatola con una fiala di cianuro collegata ad un martello a sua volta collegato ad un contatore geiger in grado di rilevare il decadimento di un singolo atomo. Quindi, se l’atomo fosse decaduto, il contatore geiger avrebbe rilasciato il martello che, rompendo la fiala, avrebbe ucciso il gatto nella scatola. Poiché però, le probabilità che questo accadesse erano esattamente uguali a quelle che non accadesse e, di fatto, l’atomo, non sarebbe mutato che con l’osservazione del mutamento stesso il gatto, fino al momento in cui non si fosse aperta la scatola, sarebbe stato contemporaneamente vivo e morto.

Infatti solo l’osservatore ne avrebbe determinato il fato nel mondo fisico. Altrimenti il gatto avrebbe continuato beatamente a prosperare, vivo e morto insieme, nella sua bella scatola. Con questo Schroedinger ha vinto il Premio Nobel per la fisica.

A suo tempo, anche Socrate aveva ipotizzato un paradosso simile. Infatti si era domandato se un albero, cadendo nella foresta senza che nessuno lo vedesse, producesse rumore lo stesso.

È come il momento in cui non sai ancora il risultato di un esame difficile e guardi la porta della camera di consiglio dove la commissione si è ritirata a decidere, o mentre iniettano l’ipnovel nelle vene di tuo padre prima di un’operazione chirurgica, e tu gli dici che sarai fuori ad aspettarlo, come se questo potesse fare la differenza, o come quando le dici quello che provi e lei tace per qualche istante e la sua espressione è indecifrabile.

Io sono un po’ come il gatto di Schroedinger della fisica quantistica vivo e morto allo stesso tempo, finché non apri la scatola. Finché non apri la scatola il gatto di Schroedinger sta che è una meraviglia, nemmeno si fosse fatto di ero. Una volta che apri la scatola, bhé, quello è un altro discorso, magari alla fine ti trovi in mano solo dei cocci ed un gatto morto.

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