giovedì 11 marzo 2010

Bikes and Dead Dogs

L’aria calda soffia da tutte le direzioni.
Maledetto vento, Omero ci aveva avvisati. Non gli avevamo creduto.
- cos’è?
- un cane morto.
Passano 10 km senza che nessuno dei tre dica una parola. Il ronzio delle bici è continuo, basso, tranquillizzante.
- e quello?
- Un altro cane.
- Ma è diviso a metà!
- Già.
Beviamo 5 litri di liquidi a testa, lo abbiamo calcolato, eppure abbiamo sempre sete. Ogni sosta ci regala zuccheri e liquidi, spesso mischiati. Mangiamo una sola volta al giorno, la sera.
Ci sentiamo pienamente parte della strada, della gente del posto.
Maledetto vento.
Maledetto asfalto.
Il sole ci cuoce, i radi bagni ci tolgono di dosso la polvere per incrostarci di sale, e ancora andiamo. Avanti, sempre avanti. La metà è 400 km più avanti.
Istamboul. Istamboul. Istamboul.
Ritmico, come l’alzarsi e abbassarsi dei pedali ripeto il nome dentro di me. Ogni tanto lo mischio con un altro, ma è storia vecchia, incerta.
Le auto ci passano sfrecciando accanto, ci salutano suonando il clacson e ci dimostrano tutta la loro simpatia tentando di investirci, un po’ per gioco, un po’ no.
L’acqua con l’integratore sa di piscio caldo, ma è buona, ci serve. La salita è tremenda, la discesa un lampo, la bici pesa tantissimo. 60, 80 km al giorno. Ma nessun dubbio. Ci arriveremo. Sono sempre arrivato ovunque mi fossi prefisso. È un viaggio, ed io sono nato per viaggiare (la monotonia del pedalare rende megalomani ed inclini all’autoesaltazione ndr).
Lasciamo la statale e ci inoltriamo verso un apparente nulla. Solo la cartina mi rassicura su cosa c’è al di là delle colline, al di là dei campi coltivati.
In cuor nostro speriamo che non sia un’altra Yeni Foca, un'altra deviazione che ci disperde nel niente agricolo dell’asia minore, tra monti brulli, bruciati e isole sparse nel cristallo blu intenso del mare.
Il cielo si rannuvola, il vento rafforza. Qualche goccia di pioggia.
Hissarlik, manca poco. Ci siamo. Discesa, salita, ancora salita ed in cima alla via un polveroso villaggio. La mappa segna 400 abitanti. Meno di quanti ce ne siano ogni sera in un cinema da noi.
Parliamo, chiediamo informazioni, ci facciamo capire ma non capiamo. Ci mandano da Varol, lui ci ospiterà.
Una notte in casa sua ed una cena a base di riso e minestra fanno 45 lire. circa 9 euro a testa. Sono aumentati i prezzi, ci stiamo avvicinando a Istamboul.
Lasciamo le bici e a piedi ci inoltriamo nel paese. Non c’è niente. Eppure c’è tutto.
Dietro la seconda curva, Troia.
Schliemann. Ho letto i suoi diari 3 volte. Mi sembra di conoscere ogni angolo di questo posto. Ma in cento anni è cambiato tutto. L’archeologia è diventata turismo. I souvenir sostituiscono i ricordi, ma soprattutto c’è gente.
Li odio, arrivano sempre senza faticare per niente. Non sanno niente, e parlano solo di dove andare a mangiare la sera. Cazzo, io ho pedalato per 8 giorni, 400 km per arrivare fino qua, sono stato 3 giorni in mezzo al mare. Loro sono in bus. Con l’aria condizionata. Non hanno neanche idea di che odore abbia la strada (puzza, in verità). E la cosa peggiore è che sono Italiani, anche qui. Odio gli italiani. Ma almeno questi non cantano popopopo. Sono seduto su un masso, avrà 10.000 anni, ha visto Ettore morire per mano di Achille, è servito per edificare le mura più possenti del suo tempo. Loro invece guardano interessati un cazzo di cavallo di legno finto che a me pare un mio mini poni troppo cresciuto.
Guardo il mare, mi domando quanto impiegassero gli Achei a raggiungere le mura e capisco perché le donne Troiane continuassero a lavare i panni sullo Scamandro anche in pieno assedio. Sento che loro invece si domandano dove mangeranno stasera. Che schifo.
Se penso che tutti i miei amici sono così mi viene da grattarmi. In effetti mi gratto.
Il giorno dopo di buon mattino risaliamo in sella. Fa sempre un po’ male ripartire, i muscoli protestano. Tutti.
Arriviamo alla statale e riprendiamo la fila consueta.
Il ronzio sale monotono, anche se lo sguardo va oltre l’orizzonte. Oggi vedremo l’Europa al di là dei Dardanelli.
- Ehi, l’hai visto quello?
- Si.
- Era un cane morto?
- Già.
Dura la vita dei cani in Turchia.

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